giovedì 10 novembre 2011

Blind Blake

"Un grande chitarrista, devo a quello che ho imparato
da lui molti dei soldi che ho guadagnato nella mia carriera"
(Big Bill Broonzy)






Se è vero che il mistero contribuisce ad alimentare il mito - ed è vero - nel caso di Blind Blake ci si trova di fronte ad un mistero decisamente fitto a cui corrisponde un mito che non accenna a cedere agli insulti del tempo.
Nessun artista di grande successo - e lui lo fù sicuramente, almeno nel campo del Blues - è riuscito a mantenere un'aura di così inaccessibile riservatezza attorno a sè come fece lui, facendola arrivare praticamente intatta a quasi un secolo dalla sua scomparsa.
In effetti della vita di quello che viene considerato a pieno titolo uno dei padri fondatori dello stile Blues dell'East Coast non si sà praticamente nulla.
I dubbi nascono addirittura dal luogo e dalla data di nascita.
Secondo alcuni infatti Blind Blake sarebbe nato a Jacksonville, in Florida, all'inizio dell'ultimo decennio dell'800 ma c'è chi sostiene che venisse dalle Sea Island della Georgia meridionale mentre altre fonti parlano di Tampa, ancora Florida, e altri sostengono l'ipotesi che in realtà arrivasse dai Caraibi.
Persino il suo nome è tutt'altro che certo: potrebbe essere stato Arthur Phelps o Arthur Blake, anche se ha inciso pure utilizzando gli pseudonimi  Billy James e Blind Bill, l'attribuzione del copyright riporta comunque il nome di Blind Arthur Blake.

La biografia si basa dunque su supposizioni.
Non è certo difficile immaginare che, come altri musicisti ciechi di colore, anche il giovane Blind Blake si sia dovuto guadagnare da vivere suonando agli angoli delle strade per qualche spicciolo e ai balli del sabato sera per un pò di whiskey e una minestra calda.
Di certo si sà che viaggiò molto.
Nei primi anni venti per esempio Blake trascorre diverso tempo ad Atlanta, portato dalla moglie di Blind Willie McTell, Kate McTell.
Suona per qualche tempo con il vecchio bluesman Bill Williams, per le strade di Bristol in Virginia, mentre Josh White dichiarerà di averlo conosciuto a Charleston, Virginia occidentale e sta di fatto che i suoi continui spostamenti tra il sudest e il midwest lo hanno reso già un mito prima ancora che sia arrivato ad incidere un disco.
Negli anni venti per i neri tutte le strade portano inevitabilmente a Chicago, ed è lì che nel '26 viene scoperto da Mayo Williams della Paramount.
Alla prima registrazione di quello stesso anno incide "West Coast Blues" che ottiene subito un grande successo e che , all'interno della casa discografica, lo posiziona come l'artista di colore più redditizio oltre a Blind Lemon Jefferson.
Così ha la possibilità di registrare diverso materiale -circa ottanta canzoni- fino a quando l'etichetta fallisce nel '32.
Probabilmente il suo destino si compie poco dopo dalle parti di Tampa, anche se -in linea con la sua storia misteriosa- la data, le cause e il luogo del decesso restano ignote, anche se alcuni dicono che se ne andò in modo violento, forse investito da un'auto.
Per quanto riguarda il lavoro lasciato dietro di sè emerge subito l'incredibile varietà di stili che hanno fatto parte del suo universo artistico e che Blind Blake ha caratterizzato con la sua voce nasale e l'ispiratissima chitarra, infatti si passa senza soluzioni di continuo dal blues al ragtime, agli strumentali e ai duetti con Gus Cannon (Banjo Joe) invadendo persino i territori del jazz con le registrazioni con il clarinettista Johnny Dodds e il batterista Jimmy Bertrand.
Sono sopratutto degne di nota alcune similitudini con i suoi due più famosi compagni di etichetta: Blind Lemon Jefferson e Charlie Patton. Prima di tutto questi tre grandi si possono considerare i capostipiti dei loro rispettivi generi: Jefferson per il blues rurale Texano, Patton per quello del Delta e Blake per quello pedemontano dell'East Coast. Tutti e tre ebbero inoltre la possibilità di registrare decine e decine di brani per la Paramount, quando all'epoca ad altri bluesman veniva concesso al massimo di registrare una manciata di brani o poco più per poi venir rispediti sulla strada dove erano stati trovati...
Ma c'è anche una line d'ombra che collega in modo drammatico e oscuro la vicenda personale di questi tre grandissimi personaggi del blues, facendo assumere contorni decisamente inquietanti alle loro biografie,infatti morirono tutti in giovane età, attorno ai trent'anni e in circostanze misteriose che per Jefferson e Blake non sono mai state chiarite. Tutti e tre lasciarono soltanto una fotografia.
Incalcolabile l'influenza che ebbero sulle generazioni a venire del blues.
A differenza degli altri due che lasciarono una miriade di discepoli ditro di loro, il solitario Blake non lasciòb eredi diretti, anche se la sua Eco su quanto si è poi sentito suonare sulla East Coast è evidentissima e la sua Diddie Wah Diddie è d'obbligo per chi vuole cimentarsi nel genere.
Il suo stile lo si può trovare oltre nell'ovvio Blind Boy Fuller e nel sound di Buddy Moss e del Reverendo Gary Davis.
Sul versante più strettamente tecnico Blind Blake secondo alcuni è stato uno dei chitarristi di ragtime più abili che siano mai approdati ad uno studio di registrazione.
Il fitto buio che circonda la sua vita fà da perfetto contraltare allas orpresa che ancora oggi suscita il suo suono pulito ed incredibilmente tecnico.
In effetti Blake si può considerare molto più di un bluesman, con il suo crossover ante litteram che combinava blues, ragtime, jazz e stili arcaici fondendoli in una miscela musicale affascinante dalla quale è sgorgato più di un filone di quello che oggi viene chiamato comunemente e genericamente Blues.



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