
Il XX secolo non ha ancora compiuto il suo primo anno quando nel 12 Settembre del 1900 a Jowett,nello stato del Texas,(altre fonti citano Leona,1880)
nasce Algier Alexander che diventerà preso noto come "Texas" Alexander.
Piccolo di Statura ma pieno incredibilmente di energia,Texas Alexander,si rivela presto anomalo nel mondo dei blues singer rurali dato che non sa suonare nessuno strumento,lui canta e basta...!
Certo,nel suo girovagare e vagabondare porta sempre con se una chitarra,ma lo fa più per far colpo sulle donne o nel caso trovasse qualcuno capace di suonarla e che sia disposto ad accompagnare la sua stentorea voce da baritono.
Di prendere in mano lui stesso uno strumento proprio non se ne parla!
Come se non bastasse il suo stile vocale è a dir poco inconsueto e fuori dai seppur labili schemi della musica folk dell''epoca,
variando dal toccante "cry" all'imperioso "shout",senza per questo trascurare coloriti e allusivi falsetti o più canoniche ballate.
Ma proprio in questo repertorio confuso e dispari sta la sua grandezza di iniziatore,partendo dal ribollente calderone sonoro del quale fu portavoce,si può a buon diritto considerare uno padri del blues texano.
Non è proprio quello che si può considerare uno stinco di santo il buon Algier,abituale frequentatore dei più malfamati bordelli del Texas e dell'Oklahoma,spasso in galera,tanto da considerare una seconda casa il penitanziario di Brazos.
Per la verità fino al '23,quando decide che la musica sarebbe diventata l'occupazione della sua vita,fa il manovale,ma oltre al blues c'è solo spazio per le donne e il whiskey di contrabbando,per le strade del ghetto nero di Deep Ellum a Dallas o nelle bettole clandestine a metà strada tra Houston e San Antonio.
A parte chissà quante canzoni e storie irrimediabilmente perse,la carriera discografica di Texas Alexander dura dal '27 al '34 e può contare sulle abili chitarre di Lonnie Johnson ed Eddie Lang (onore al merito,non doveva essere certo facile accompagnare un soggetto così irrispettoso delle regole)
Tra le sue innumerevoli intrusioni e collaborazioni si elencano anche quelle con i Mississippi Sheiks e con i chitarristi texani Dennis "Little Hat" Jones,Willie Reed e Carl Davie,senza contare un esperienza anomala con il jazzista King Oliver.
In ogni caso tra le sue incisioni spiccano quella per la OKeh con brani come Levee camp moan blues,Penitentiary moan blues,Evil woman blues e Bell cow blues.
Comunque a questo saltimbanco,cantastorie e truffatore si devono attribuire meriti grandissimi per l'evoluzizone del blues in generale e quello texano in particolare.
A parte i meriti musicali,le testimonianze che questo lontano cugino del grade Lightin' Hopkins ha lasciato vanno anche valutate alla luce del loro rilievo storico-sociologico: le sue canzoni infatti,così legate alla sua vita errabonda e disordinata,descrivono meglio di cento libri un ambiente in cui l'indigenze e la segregazione era un dato di fatto,con un sistema carcarario che definire ingiusto e barbaro è solo un eufemismo.
Oltre ad una serie di reati lunga un chilometro,Alexander finì in carcare anche per aver cantato versi osceni in luogo pubblico.
E proprio dalla reppresentazione esplicita dell'ambiente in cui visse (anche quello carcerario) emerge un ritratto a tutto tonde di un'America lontana anni luce dalla civiltà.
Difficile risalire alle radici del suo inconsueto modo di cantare nel quale confluivano,oltre ai canti della prigione,anche i richiami dei battellieri ed esotici vocalizi di chiara matrica africana.
Si parla di registrazioni inedite per la Alladin con Lghtin' Hopkins nel '50.
Ormai distrutto da una vita troppo avventurosa ma sopratutto dalla sifilide,Algier Alexander tenta anche un improbabile ritorno con due brani per la Freedom.
Secondo alcune fonti muore a Houston nel'53,ma una data e un luogo più circostanziati sono Richard,Texas,16 Aprile 1954.
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